Associazione Specialisti Osteoarticolari Nazionale
Ortopedici – Fisiatri – Reumatologi

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L’articolo de “Il giornale della terapia infiltrativa” su uno studio Ason sulla gonartrosi.

L’articolo de “Il giornale della terapia infiltrativa” su uno studio Ason sulla gonartrosi.

STUDIO ASON SULLA GONARTROSI:  CONDROPROTEZIONE CON ACIDO IALURONICO POTENZIATA SE PERSONALIZZATA IN BASE A GRAVITÀ E SEDE DI MALATTIA

In base ai risultati di uno studio condotto dai medici specialisti dell’ASON (Associazione degli Specialisti Osteoarticolari Nazionale), l’efficacia terapeutica del trattamento infiltrativo con acido ialuronico (HA) nella gonartrosi non solo è ampiamente confermata ma appare ulteriormente aumentata se tale trattamento è adattato nel singolo paziente ricorrendo a molecole con diverso peso molecolare (PM) a seconda della fase, della sede e dello stadio di malattia.

Il dato è emerso di recente a Napoli, nel corso del convegno “La condroprotezione oggi”, organizzato da ASON e presieduto da Giuseppe Santé, specialista ortopedico ambulatoriale che ha introdotto il razionale della ricerca. «L’iniezione intrarticolare di HA» ricorda Santé «è controindicata nella fase acuta della gonartrosi, quando occorre bloccare l’azione delle citochine infiammatorie, mentre è indicata in fase cronica per ristabilire un equilibrio biologico all’interno dell’articolazione e migliorarne l’attività meccanica».

Quanto alla sede – sottolinea l’ortopedico – l’artrosi compartimentale interna rappresenta un processo evolutivo progressivamente ingravescente e in cui vi è una costante alterazione della trasduzione meccanica, mentre l’artrosi femoro-rotulea è caratterizzata da un processo lento con scarsa stimolazione dei recettori meccanici in cui i condroprotettori hanno ottimi risultati. Infine, la scelta del prodotto da iniettare deve considerare anche lo stadio della malattia (misurabile radiograficamente in base alla scala di valutazione di gravità di Kellgren & Lawrence, oppure, a livello artroscopico, in base al grado di condromalacia, principale espressione del quadro artrosico).

«Negli stadi da lieve a moderato» afferma Santé «quando cioè la cartilagine è in grado di rispondere positivamente a un intervento farmacologico – occorre dare preferenza a un HA a medio-basso PM, ad azione viscoinduttiva. Quando invece la compromissione della cartilagine è grave e l’intervento deve focalizzarsi su un’intensa lubrificazione e una riduzione dell’attrito articolare, bisogna ricorrere a un HA ad alto PM, ad azione viscosuppletiva».

La premessa teorica, su solide basi scientifiche, ha trovato conferma in uno studio condotto da medici specialisti appartenenti al gruppo di studio ASON su 70 pazienti (età media: 69,5 anni, range: 61-86) affetti da gonartrosi unilaterale (n=41) o bilaterale (n=29) di varia gravità, trattati per via anteriore con infiltrazione di HA di diverso PM (da 5-800 kD a >3.000 kD nei casi più severi) secondo 3 modalità di timing (1 a settimana per 5 settimane, 1 a settimana per 3 settimane, 1 sola volta). I soggetti trattati sono stati controllati dopo 6 mesi.

La media complessiva dei cicli di terapia si è attestata a 3,4. La sede maggiormente trattata è risultato il compartimento interno (n=38), seguito dalla zona femoro-rotulea (n=15) e dall’associazione compartimento interno più sede femoro-rotulea (n=13). Nella maggior parte dei casi (58 su 70) non si è ricorso ad associazione di infiltrazioni cortisoniche.

Al follow-up a 6 mesi, utilizzando una scala di grado di soddisfazione del paziente in 5 punti, il 21,5% dei pazienti si è dichiarato molto soddisfatto, con notevole miglioramento (grado 1), il 55,5% soddisfatto, con rilevante miglioramento (grado 2) e il 25,5% ha riscontrato condizioni stazionarie della patologia (grado 3). Sotto il profilo del dolore spontaneo durante la deambulazione – valutato mediante esame VAS (scala visuoanalogica) effettuato al basale e alla visita di controllo – gli esiti registrano al basale un valore >5 nell’83% dei pazienti ed al controllo <5 nel 78,5%, confermando l’ottimo risultato soggettivo ottenuto.

Utilizzando la versione italiana del KOOS (Knee Osteoarthtritis Outcome Score), si è registrato un trend positivo, dal basale al follow-up, sulla valutazione globale (55,5 vs 69; miglioramento percentuale: 25,2%), sintomatologia (58,5 vs 69,5; 18,8%), dolore (57,5 vs 73; 27,0%), attività giornaliere (57,5 vs 70; 21,7%), qualità della vita (37 vs 59,5; 60%).

Il miglioramento percentuale medio del KOOS globale è risultato del 25, ma il miglioramento percentuale del KOOS-qualità della vita è apparso nettamente maggiore (60%) sia rispetto a quello del KOOS-globale sia rispetto a quello di altri singoli KOOS (in media 22%). In rapporto allo stadio radiografico, gli autori dello studio hanno evidenziato un miglioramento del KOOS-qualità della vita del 98% nei pazienti in stadio I della scala Kellgren & Lawrence (K.-L.).
È inoltre emerso che sia i preparati con HA ad azione viscoinduttiva (800-1.200 kDa) sia quelli ad azione viscosuppletiva (>1.500 kDa) migliorano del 50% il KOOS-globale e quasi del triplo il KOOS-qualità della vita se contengono una concentrazione doppia di principio attivo. In rapporto al PM dell’HA utilizzato, i miglioramenti percentuali del KOOS globale (70%) e del KOOS-qualità della vita (108%) sono risultati molto elevati utilizzando HA ad alto PM nei casi più gravi, in stadio IV di K.-L.

«L’efficacia terapeutica del trattamento infiltrativo della gonartrosi con HA aumenta se il trattamento infiltrativo è adattato alla gravità e alla sede della malattia» conclude Santé «e ciò comporta benefici concreti sia per il paziente sia per l’intero sistema sanitario. Si tratta, infatti, di miglioramenti che non solo innalzano la qualità della vita, ma permettono un notevole risparmio evitando costosi interventi chirurgici o differendoli sensibilmente».

Arturo Zenorini